lunedì 17 giugno 2013

un caldo pomeriggio di quasi estate

18:10 e mi ritrovo a correre, da poco uscito di casa, sotto un sole ancora prepotente di una domenica, forse la prima, con tutti i parametri per definirsi estiva. Sento i miei passi, tra i saliscendi che da casa mia portano a tor vergata, sudo di brutto cercando di tenere un passo sempre più veloce limando secondi per ogni km. Poche le macchine in giro, qualcuno rallentando e volendo far lo spiritoso con gli altri nell'auto mi grida se sono matto. Gli rispondo con un bel sorriso e con calma di sì, che sono matto, ed aggiungo con la cortesia che in certi momenti mi contraddistingue, di farsi i cazzi suoi. Riaccelera, per dirla alla Camilleri, "imparpagliato".

Dopo 25 minuti circa arrivo al PTV, fradicio, dove mi aspetta Costantino, con la sua bici legata a un palo. Dopo il minimo indispensabile per rinfrescarmi alla fontana si riparte insieme per i pratoni, con quella croce enorme che troneggia al centro e che si vede a km di distanza. Mezz'ora circa per fare il perimetro, mezz'ora nella quale parliamo del più e del meno ed in cui lo prendo in giro dicendogli che la prossima domenica passo  da lui alle 6 per correre insieme la Boccea running, raccomandandomi di farsi trovar pronto. Più lo vedo e più penso che se solo si allenasse con un minimo di regolarità sarebbe veramente forte.

Si corre un po' meglio, ora sono quasi le 7 e la temperatura è scesa anche grazie ad un venticello piacevole. Completato il giro, davanti di nuovo all'ospedale, faccio il secondo rapido stop al nasone, dopodiché ci salutiamo e lui riprende la sua bici per avviarsi verso giardinetti dove abita. Mi preparo per l'ultimo tratto verso cinecittà est. Arrivo nei dintorni di casa mia, precisamente davanti via Orazio Raimondi, dov'è la facoltà di Legge, alle 19:35, stanco e soddisfatto. Decido che le ultime centinaia di metri le faccio camminando e nel mentre torno indietro con la mente, cercando di ricordare quand'è stata l'ultima volta che ho corso per più di 80 minuti. Troppo tempo forse, ma l'importante è che ora ci sono, con tutto quel che sono. Entro a casa, saluto la mia famiglia, e sono felice.

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